Questionari sulla storia di Vita

Siamo lieti di comunicarvi che, allo scopo di rinnovare il ricordo della nascita di Vita, sono stati sviluppati dei questionari sulla sua storia e, in particolare, sulla sua fondazione. Il sistema permette di studiare e rispondere ai quesiti liberamente e in modo anonimo ma, chi lo desidera, può richiedere un esame e la conseguente attestazione in modo gratuito. Inoltre, per i bambini e i ragazzi sono previsti dei piccoli premi di incoraggiamento che saranno consegnati durante le ricorrenze storiche. Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a info@cartipoli.it. Per accedere alle funzioni di apprendimento e di esame, si può puntare sul collegamento Cartipoli.it in cui è possibile reperire i questionari.

Lettera di consenso

19 Agosto 1605

Il 19 Agosto 1605 il Viceré di Sicilia, avuto il nulla osta di Madrid e del Tribunale del R. Patrimonio, emise, da Messina la lettera di consenso in virtù della quale il dott.re don Vito Sicomo venne creato, di diritto, al rango dei Baroni. Per essere Barone, anche di fatto, mancava l’investitura formale cioè l’immissione nel possesso dei privilegi, diritti ecc. feudali: investitura che ottenne il 15 settembre dello stesso anno alla presenza del Viceré, l’ec.mo don Lorenzo Suárez de Figueroa y Córdoba, duca di Feria e Capitano generale del Regno nelle cui mani, con la solennità, del rito e toccando i Santi Evangeli prestò il giuramento di fedeltà e l’omaggio del vassallaggio al Re ed alle leggi dello Stato.

Lo Ius Populandi è esecutivo

28 maggio 1607

Finalmente, dopo la licenza viceregia e la conferma del Re di Sicilia, il 28 maggio 1607 lo Ius Populandi a beneficio di Cartipoli diviene esecutivo.

Non ci stancheremo mai di sottolineare il messaggio fortemente cristiano testimoniato dal fondatore e rivolto a tutti indistintamente, soprattutto alle fasce sociali più deboli, perché possano raggiungere prima l’autonomia e l’indipendenza e, successivamente, traguardi sempre più importanti. Egli, avendo fatto carriera per meriti, ha trasfomato umili braccianti e famiglie in difficoltà in liberi ed autonomi contadini e questo rende la sua visione sociale estremamente attuale.

Da “Trecento anni di storia civile ed ecclesiastica del Comune di Vita” di don Antonino Gioia:

“A tal fine il 5 Marzo del 1606 presentò alla Curia del Regio Patrimonio in Palermo
istanza motivata accompagnata da un memoriale onde ottenere la licenza di poter popolare
il suo feudo e di edificare un nuovo paese. Il Vicerè del tempo, il Duca di Feria, in
considerazione dei benefici che dal nuovo paese sarebbero venuti al Re ed ai regnicoli,
al Re perché una nuova città che sorge ne aumenta il decoro e il prestigio, ai regniooli
perché più comodamente possono dedicarsi allo sfruttamento del suolo, in considerazione
altresì della maggior sicurezza che le strade di campagna avrebbero acquistato; in
considerazione anche dei servizi dal Sicomo resi alla Regia Curia, concesse la chiesta
facoltà con tutti i privilegi di cui usufruivano gli altri Baroni e cioè quello di
costruire il castello, di tenere il Capitano d’armi, il Segretario; di nominare i Giudici
per l’amministrazione della giustizia civile e criminale, i Giurati per le cose civili
e quanti altri Ufficiali sarebbero stati necessari; e volle che la nuova Terra si
chiamasse «VITA» forse in omaggio al nome del suo illustre fondatore.
Questa licenza data il 17 Aprile 1606 venne confermata da Filippo III d’Aragona, Re delle
due Sicilie con decreto emanato da Madrid 11 Marzo 1607 e resa esecutoria in Palermo il
28 Maggio dello stesso anno.”

Acquisto dei censi, dei diritti feudali e giurisdizionali di Cartipoli e dintorni

15 maggio 1604

L’avv. Vito Sicomo che, negli anni anteriori al 1604, era già in possesso del feudo di Cartipoli, acquista da don Giovanni Alfonso Enriquez de Cabrera i censi di proprietà di diretto dominio insieme ai diritti feudali e giurisdizionali.

Da “Trecento anni di storia civile ed ecclesiastica del Comune di Vita”, Capitolo II, di don Antonino Gioia:

… il Sicomo con atto in Notar Luigi Blundo di Palermo del 15 Maggio 1604 acquistò da D. Giovanni Alfonso Enriquez di Cabrera, che fu Grande Almirante di Castiglia, Gentiluomo di Camera di Filippo IV e Capitano Generale dell’esercito spagnolo, per il prezzo di onze 800 pari a L. 10200, non solo i censi di proprietà di diretto dominio gravanti sopra il feudo di Cartipoli e, sopra la chiusa chiamata Vurgo o Gurgo di lu mortu, Santu Cusumanu, passu di la Iudia, ma anche i diritti feudali e giurisdizionali inerenti al detto territorio.

Segue un estratto ancora più ampio del Capitolo II di “Trecento anni di storia civile ed ecclesiastica del Comune di Vita” di don Antonino Gioia.

Si dice ancora che il Conte, per premiarlo della buona riuscita nell’arringo scolastico e professionale, e per ricompensarlo dei servizi ricevuti da lui, divenuto celebre giureconsulto, nella difesa dei diritti feudali della sua importantissima Contea e delle numerose Baronie, gli abbia regalato il feudo di Cartipoli. Queste notizie le scrivo senza garantire la veridicità. A me le ha riferite il Sac. Biagio Pizzolato morto il due Novembre 1935 alla grave età di 91 anni, il quale le aveva apprese dal notaro Girolamo Romano, morto nel 1890, alla rispettabile età di 84 anni. Esse hanno, la garanzia di cento anni e più di tradizione, che sicuramente si è dovuta formare da un fondo di verità. La verità è che il Sicomo negli anni anteriori al 1604 era in possesso del feudo predetto e d’alcune altre parecchiate di terre confinanti; che ogni anno pagava al Conte un censo in derrate e in denaro e che li possedeva colla riserva da parte del Conte, dell’esercizio dei diritti feudali.

Secondo me il regalo di cui parla la tradizione non dovrebbe essere altro che una concessione onerosa che per la eseguità dell’annua corresponsione, fu considerata come un regalo. Che sia stata una concessione, onerosa lo dimostra il fatto che il Sicomo con atto in Notar Luigi Blundo di Palermo del 15 Maggio 1604 acquistò da D. Giovanni Alfonso Enriquez di Cabrera, che fu Grande Almirante di Castiglia, Gentiluomo di Camera di Filippo IV e Capitano Generale dell’esercito spagnolo, per il prezzo di onze 800 pari a L. 10200, non solo i censi di proprietà di diretto dominio gravanti sopra il feudo di Cartipoli e, sopra la chiusa chiamata Vurgo o Gurgo di lu mortu, Santu Cusumanu, passu di la Iudia, ma anche i diritti feudali e giurisdizionali inerenti al detto territorio. Ragion per cui nel suo testamento del 17 Luglio 1626 presso il notaro Zizzo, il Sicomo potè dire: «il feudo e la baronia furono Con i miei propri denari per me acquistati con studio, travagli e diligenza di mia persona e giustamente secondo il volere di Dio».

Il territorio acquistato e sul quale il Sicomo avrebbe potuto esercitare i poteri feudali e la giurisdizione, era poco più di 116 salme della corda di monte S. Giuliano, contenuto tra i confini che attualmente delimitano il territorio del Comune di Vita.

A levante confinava con la contrada Rocchi di Chiavuli, – noi diciamo Rocchi di Ciavoli, – e Roccone, con le terre di Calemici e Makani, colla montagna di Gelardi, con S. Giovanni, con la montagna di Calatafimi e col Chirchiaro grande, A mezzogiorno col Chirchiaretto e con Settesoldi. A ponente Con il fendo di Settesoldi e col Piraino. A tramontana con la contrada S.Rosolia.

In virtù della compra accennata, D. Vito Sicomo divenne il Dominus cioè il Signore di Cartipoli e delle altre terre sopra enumerate con tutti i diritti e preminenze che le leggi feudali del tempo sancivano e coi prìvilegi concessi dal Re ai titolari dei feudi, consentiti e per consuetudine.

Così oltre il diritto di effettiva proprietà del feudo il Sicomo venne investito del dominio diretto delle prestazioni annue, un tempo dovute al Conte di Modica Barone delle terre di Calatafimi, tanto in frumento, in orzo, erbaggi, terraggi e terraggioli, quanto in denari, insieme al diritto di pascolare i propri armenti di bestiami nelle terre non seminate, al diritto di pescare nel Gorgo, di cacciare, di essere portato in sedia gestatoria e della giurisdizione civile e criminale colla facoltà di tenere il carcere, di punire i facinorosi anche con la pena di morte. In poche parole venne investito di ogni altro diritto che godeva il Conte di Modica, antico Dominus del feudo, quali l’immunità locale e personale, l’esenzione dal servizio militare, la facoltà di imporre tasse e istituire la dogana, la prerogativa di avocare e di revocare, di preferire, di dare o negare il consenso agli atti degli inquilini del feudo il diritto di tenere ovini e bovini compreso anche quello espressamente convenuto di potere in perpetuo tagliare nel bosco di Calatafimi tutta quella quantità di perci, arati e straguli necessari per uso e servizio del1e varie masserie del feudo, nonché di fare legna per ardere negli altri luoghi del territorio di Calatafimi – gratis e senza pagamento alcuno.

Questi due ultimi diritti cioè quello riguardante il taglio del legname per servizio agricolo, e quello del taglio della legna per ardere, cedeva anche, in vantaggio degli agricoltori locali, ossia gli inquilini del feudo, come li chiama il contratto di compra.

Un solo privilegio riservò per sé il Conte di Modica e questo riguardava la produzione del frumento.

Prima investitura

Il giorno 15 settembre 1605 l’avvocato Vito Sicomo viene investito come Barone di Cartipoli. Mosso da genuine intenzioni cristiane il suo feudo si popola e molti nuovi nati vengono chiamati Vito e Vita in segno di gratitudine per il maggior benessere acquisito. Per molti Cartipoli diviene l’occasione per iniziare una nuova vita e conquistare una condizione sociale ed economica migliore. Matura in questo contesto l’idea di unificare Cartipoli con i territori circostanti posseduti e di chiamare la nuova terra VITA in omaggio al nome del fondatore e raccogliendo in un’unica parola più significati:

  • per il fondatore era il frutto delle fatiche di tutta la propria vita e da questi prese il nome. Sicomo, inoltre, indica il sicomoro, l’albero della vita. Con la nuova investitura egli divenne, bar. Vito Sicomo di Vita.
  • per i nuovi abitatori, rappresentava un mezzo di riscatto sociale iniziando una nuova vita;
  • per i religiosi tanto cari a Vito era la via che, attraverso il lavoro e la fede, conduceva gli uomini alla salvezza e alla vita eterna.

Il giorno 12/2/1622 il fondatore di Vita, Vito Sicomo, viene reinvestito a Barone di Vita.

Lettera di Consenso del Viceré

Il Duca di Feria, di Daniel Dumonstier (1602)

Il 19 Agosto 1605 l’avv. Vito Sicomo riceve l’autorizzazione all’esercizio dei privilegi, quali il mero e misto impero, acquistati insieme al feudo di Cartipoli e può, quindi, diventare il Barone di Cartipoli. Questo consenso marca la differenza tra una semplice proprietà privata e un territorio con un’amministrazione locale. Cartipoli non è più solo un territorio qualsiasi ma può diventare la Terra e lo Stato di Cartipoli.

Dal libro Trecento anni di storia Civile ed ecclesiastica Del comune di Vita dell’Arciprete Gioia.

Finalmente il Viceré avuto il nulla osta di Madrid e del Tribunale del R. Patrimonio, il 19 Agosto 1605 emise, da Messina la sospirata lettera di consenso in virtù della quale il Dott.re D. Vito Sicomo venne creato, di diritto, al rango dei Baroni.

Per essere Barone, anche di fatto, mancava l’investitura formale cioè l’immissione nel possesso dei privilegi, diritti ecc. feudali: investitura che ottenne il 15 SETTEMBRE dello stesso anno alla presenza del Viceré, l’Ec.mo D. Lorenzo Suarez de Figueroa, Cordova, duca di Feria e Capitano generale del Regno nelle cui mani, con la solennità, del rito e toccando i Santi Evangeli prestò il giuramento di fedeltà e l’omaggio del vassallaggio al Re ed alle leggi dello Stato.

La Costituzione del Regno di Sicilia

Il 12 luglio 1812 veniva promulgata la Costituzione approvata dal Parlamento siciliano in cui si sanciva la divisione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario e si aboliva il feudalesimo nel Regno di Sicilia. Tra i pari che la votarono citiamo il VII Barone di Vita, Nicolò Sicomo (1739 – 1823).

https://it.wikipedia.org/wiki/Camera_dei_pari_del_Regno_di_Sicilia

https://it.wikipedia.org/wiki/Costituzione_siciliana_del_1812